Randonnèe
IL GIRO DELL ETNA
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Le Randonnée sono eventi cicloturistici che si adattano perfettamente ai ciclisti che amano le lunghe distanze e che vogliono sfidare se stessi piuttosto che gli altri. Queste manifestazioni promuovono uno spirito sano e genuino, favorendo l’aggregazione tra appassionati e amatori senza la pressione del cronometro. Pedalare alla giusta velocità per coprire lunghe distanze e scoprire nuovi luoghi, compagni di viaggio e, perché no, stringere nuove amicizie, è una lotta contro i propri limiti, con il tempo che scorre. 

Saremo presenti dalle ore 6 in Piazza Marconi a Trecastagni

Completeremo le iscrizioni il sabato 27 Maggio
Per partecipare bisogna essere tesserati a un EPS (ACSI, CSI, CSAIN ecc.) o possedere il  certificato medico sportivo per uso ciclistico in corso di validità (verrà applicata la assicurazione giornaliera)

Esistono due tipi di Giro dell’Etna

100 km – Ciclopedalata
200 km – Randonnée

NB: entrambi i percorsi sono scaricabili anche da STRAVA cliccando sui km

ASSISTENTE VIRTUALE ICRON ISTRUZIONI per il Randonneur

Descrizione del servizio (ICRON 2.1)

L’Assistente Virtuale per Randonneur è il nuovo servizio integrato dedicato alla gestione delle Randonnée, con onere della prova a carico dell’atleta.
L’idea alla base è quella di sostituire la precedente App (che non deve più essere utilizzata) con un assistente virtuale che comunica tramite una chat WhatsApp. In tal modo, viene ad essere utilizzato l’app di messaggistica più diffusa al mondo per tutte le fasce di età. Quotidianamente WhatsApp è usato da tutti coloro che sono in possesso di smartphone per scambiare un messaggio o una foto. Sulla base di queste considerazioni si è proceduto ad introdurre questa innovazione per le randonnée.

Con questa nuova procedura, tutte le funzionalità richieste da un organizzatore di Randonnée possono essere guidate da un “assistente virtuale” il cui obiettivo è quello di rendere ancor più di facile il contatto atleta/tecnologia.

Funzionamento.
Al termine della procedura di iscrizione all’evento sul portale ARI l’atleta riceverà un’email di conferma avvenuta iscrizione con indicazioni per l’utilizzo del Tracking e la richiesta di salvare in rubrica il numero telefonico +39 379 239 7100 che l’atleta utilizzerà per comunicare con dell’assistente virtuale ICRON.

A differenza della versione 2.0 all’atleta non viene più richiesta registrazione preliminare. Dopo l’invio della prima foto di QRcode da parte del ciclista l’assistente virtuale invia il messaggio di benvenuto confermando la registrazione.

Durante la randonnée.
Quando l’atleta si troverà presso un checkpoint dovrà solo inviare la foto del “QRcode” all’assistente virtuale. In caso di assenza del QRcode (perché danneggiato o rimosso), oppure in caso di mancato riconoscimento del QRcode (dovuto a scarsa qualità della foto) l’atleta dovrà inviare la posizione GPS (sempre tramite WhatsApp).

Per confermare l’identificazione certa dell’atleta viene richiesto di inviare all’assistente virtuale, ad uno dei punti di controllo, una foto selfie fatta in uno dei checkpoint con sullo sfondo il QRcode unitamente all’invio della posizione GPS. L’assistente virtuale manterrà questa registrazione per le opportune verifiche.

L’assistente virtuale dispone anche di comandi per interazione con l’organizzatore quali: AIUTO, COMUNICO RITIRO. E comandi di servizio come il link alla MAPPA presente sulla scheda della manifestazione su ARI.

In particolare, al comando AIUTO l’assistente virtuale invierà un messaggio urgente all’organizzatore fornendo il numero telefonico e la posizione dell’atleta in difficolta.

Di seguito descriviamo nel dettaglio lo

SCENARIO PER L’ATLETA RANDONNEUR

Il randonneur/partecipante/atleta si dovrà iscrivere sul portale ARI facendo attenzione a compilare il campo email in maniera corretta con l’indirizzo dell’account che viene usato sullo smartphone (deve poter ricevere le comunicazioni necessarie). Altrettanto importante è il campo telefono con il numero di cellulare che userà durante la manifestazione e sul quale usa WhatsApp.

L’atleta riceverà l’email di conferma contenente, tra le altre informazioni, il seguente messaggio:

La manifestazione sarà monitorata tramite un assistente virtuale che comunicherà con te tramite una chat WhatsApp. Dovrai usare questa chat per inviare le foto dei QR Code che troverai lungo il percorso o per richiedere supporto.
Il numero di telefono che ti consigliamo di mettere nella tua rubrica telefonica con il nome di Assistente Virtuale ICRON è:

+393792397100

Mi raccomando, per favorire il riconoscimento del QR Code fare la foto di fronte, evitando ombre o rilessi e fotografare l’intero foglio, comprese le scritte come il nome del checkpoint ed il codice che comincia con CK.

Nel caso di problemi con la foto utilizzare l’invia posizione di WhatsApp quindi devi avere attivato la geolocalizzazione sul tuo smartphone

La registrazione è automatica e sarà attiva il giorno della manifestazione non appena invierai la foto del QR Code di partenza.

Il giorno della manifestazione, dopo aver inviato la foto del QRCode della PARTENZA l’atleta riceverà un messaggio di benvenuto simile al seguente:

A questo punto non ci resta che leggere attentamente il messaggio nel quale sono presenti le informazioni relative ai contatti dell’organizzatore e alle raccomandazioni in caso di ritiro.

Ad ogni foto inviata l’assistente virtuale risponderà con un messaggio simile al seguente:

Nel caso in cui l’assistente non riesce a identificare il QR Code (per foto di bassa qualità, o per foto poco leggibile) il sistema ci chiederà di inviare la posizione dal menu WhatsApp

Ulteriori informazioni a disposizione del partecipante
Cliccando sul menu opzioni del messaggio di benvenuto, si apre una finestra in cui sono resi

disponibili altri servizi e info: “Comunico Ritiro”, “S.O.S Aiuto”, Mappa e pdf Roadbook.

Il messaggio di Comunico Ritiro e di SOS viene inviato via e-mail e via WhatsApp anche all’organizzatore.

NOTA IMPORTANTE E FONDAMENTALE riguardante l’invio della posizione GPS. L’assistente virtuale valuta la posizione inviata dal ciclista e la associa al checkpoint (se entro 300 metri). Per inviare la posizione è necessario avere attiva la geolocalizzazione sul proprio smartphone. L’invio della posizione da WhatsApp, nel caso in cui il QRcode non sia leggibile o sia stato rimosso, è la prova che il randonneur è transitato in quel determinato Check Point. L’organizzatore può richiedere l’invio della posizione unitamente ad un selfie con QRcode da effettuarsi ad uno dei check Point.

Per entrambi gli eventi i l costo è di Online:18.00 €
Online Soci ARI:16.20 €
Il giorno del brevetto:25.00 €

per i partecipanti con il solo certificato sarà richiesto il contributo assicurativo di 10.00 € per l’assicurazione giornaliera

TELETHON
PARTE DEL RICAVATO ANDRA’ ALLA RICERCA PER LE MALATTIE RARE

L’iscrizione sarà effettuata tramite il portale ARI-AUDAX seguendo il link, si potrà effettuare il pagamento tramite PayPal o Bonifico

TRECASTAGNI IN BICI A.S.D.

IBAN IT54L0200884280000104683138
BIC/SWIFT: UNCRITM1K29

– Dove dormire a Trecastagni

B & B Il Principe
Indirizzo: Via Sciuto Reggio, 1 Trecastagni CT
Etna Royal View
Indirizzo: Via Luigi Castiglione, 2 Trecastagni CT
Il Vigneto B&B
Indirizzo: Via Dott.Giuseppe Zappala, 1 Trecastagni CT
Case Zuccaro B&B
Indirizzo: Corso Michelangelo Buonarroti, 14 Trecastagni CT
Domus Giuliae
Indirizzo: Corso Sicilia, 95 Trecastagni CT
B&B L’Agrifoglio dell’Etna
Indirizzo: Via Principe di Villafranca, n°22/a Trecastagni CT

– Dove mangiare a Trecastagni

Gran Cafè Campisi
Indirizzo: Piazza G. Marconi, 22, Trecastagni CT
ARCHI VERDI
IndirizzoPiazzale G. Marconi, 35, 95039 Trecastagni CT
 
BAR SPORT
IndirizzoPiazzale G. Marconi  95039 Trecastagni CT
 
Terrazza Marconi Pizzeria e…
Indirizzo: Piazza G. Marconi, 10, Trecastagni CT
Osteria i Saponari
Corso Vittorio Emanuele, 126 Trecastagni 
 
Peccati Di Gola
Indirizzo: Corso Europa, 17 –  Trecastagni
Lavica Ristopub
Largo dei Bianchi,  Trecastagni CT

– Vini e souvenir

Li Baccanti – Enoteca di Sicilia
Largo dei Bianchi,1 Trecastagni
Tel 095 7800033
Quattrocose
Indirizzo: Piazza G. Marconi, 37 Trecastagni CT

A poco meno di 100 km dallo stretto di Messina e 16km da Catania c’è Trecastagni una piccola cittadina alle pendici dell’Etna il più grande vulcano attivo in Europa e già patrimonio dell’UNESCO, è da qui che partiremo per conoscere i paesi che circondano a Muntagna è così che viene chiamata dai cittadini etnei, andremo alla scoperta di paesaggi unici dove il contrasto della pietra lavica e i colori dell’estate vi sbalordiranno.
Trecastagni. Sul versante est sud-est del Mongibello.

“BELVEDERE DELL’ETNA”, è una delle definizioni più ricorrenti nella presentazione del sito turistico da parte di operatori che intendano colpire curiosità e fantasia di visitatori, a livello elevato di propaganda, della ridente cittadina che, alle falde del massiccio etneo, in posizione collinare, è al centro di uno snodo viario tra direttrici montane che si incrociano – la strada da sud (Catania) a nord (Nicolosi) e quella da ovest (Biancavilla) a est (Zafferana Etnea, fino a Randazzo).
L’ospitalità, così la visita, il soggiorno e la residenza non tradiscono le promesse di offerte di paesaggi bellissimi e di qualità nei servizi in genere. Dalle “terrazze” che si affacciano sulla costa ionica, sono visibili Taormina e la Calabria, da un lato, e Augusta, dall’altro.

La Città di Trecastagni.

La provenienza del toponimo lascia accesa, nella vivacità caratteriale degli abitanti, un’insoluta disputa tra i sostenitori di un’etimologia collegata all’esistenza, in epoca bizantina, di tre grandi piante di castagno – Tres Castaneae – e chi non tralascia, invece e con forza, motivi di fede, conservando tradizioni legate ai giovani fratelli puglesi ospitati, durante la loro deportazione, dalla popolazione di allora – tre Casti Agni, Alfio, Filadelfo e Cirino -. La storia, intensa quanto lunga, è unita al vissuto dei Martiri e poi alle opere non solo religiose che si sono dispiegate nel loro culto, dalla prima età cristiana.
Nel III secolo DC, originari di Vaste, furono condotti in Sicilia da soldati di Diocleziano e dopo un passaggio nelle Madonie, e un soggiorno in Trecastagni appunto, al sacrificio avvenuto a Lentini, Siracusa nell’anno 253. Sicuramente un sentimento religioso, che attraversa una devozione radicata, ma altresì un’attitudine di comunità all’accoglienza del pellegrino, rendono il volto paesano segnato dalla vita e dalle ritualità del Santuario dedicato a loro.
Non è raro, peraltro, anche fuori dalla ricorrenza annuale e dai festeggiamenti della circostanza, incontrare in cadenze agiografiche riferite a festeggiati diversi – come il Patrono San Nicola di Bari – raccolte di fedeli per celebrazioni in onore di Sant’Alfio e viceversa.Le numerose Confraternite religiose contribuiscono con partecipazione puntuale, all’arricchimento di aspetti pieni di folklore oltre che di raccoglimento nella fede.
La religiosità intensa della Festa di S. Alfio, il 10 maggio, non si separa da riti (anche pagani): quello dei “Nudi” (comuni a Enna e Trapani) ne è l’espressione maggiormente rispondente.
Al Santuario del 18° secolo, si aggiungono chiese anche più antiche, come la Matrice dedicata al Santo Patrono nel suo ultimo rifacimento rinascimentale, o la Chiesa “dei Bianchi”, la Chiesa Santa Caterina Alessandrina, e quella dedicata a Sant’Antonio Abate, nonché di tante altre, che sono ben conservate dalla Diocesi ma anche dalla cura dei parrocchiani.
Non possono mancare in una, sia pure minuta, fotografia storica di Trecastagni, riferimenti a costruzioni laiche: palazzi nobiliari, quanto della Amministrazione pubblica. Storico il Palazzo dei Principi Di Giovanni.
Particolare attenzione nel territorio va nei confronti della vitivinicoltura – che dal ‘700 vede riconosciuta l’eccezionale qualità del vino prodotto fino al riconoscimento ufficiale di Zona Doc del Nerello Mascalese -. Trecastagni è sul percorso della “Via del vino”, raggruppamento tra i vignaiuoli dell’area montana che svolge vivace azione anche culturale. Di più recente realizzazione, ma non meno decisamente sostenuta, l’attribuzione della Dop alla ciliegia dell’Etna. Su altro fronte lavorativo, ancora diffuso e apprezzato l’artigianato di falegnameria (legnamari), non solo supporto alla coltivazione dei numerosi vigneti, e quello di fabbri per prodotti di ferro battuto anche artistiche. Non ultime, le produzioni di conserve alimentari e la ristorazione in locali con la ripresa di pietanze tradizionali.
La popolazione di circa 11.000 abitanti – per circa la metà da immigrazioni ripetute dalla provincia di Catania – ha raggiunto una condizione di soddisfacente omologazione, volta in buona armonia sociale a garantire uno sviluppo gradevole della convivenza e dell’integrazione dal punto di vista commerciale.

Folco Mileto

D.O.M.
LEONE XII P.M. E FRANCESCO 1° REGE TEMPLUM HOC COLLEGIALE ILLMUS ERMUS DOMINUS FRATER DOMINICUS ORLANDO PERISIORUM ORD. M.C. EPISCOPUS CATINENSIS SUB DIVI NICOLAI MYRENSISI AUSPICIIS TOTIUS COMMUNIS PATRONI
AN. DNI MDCCCXXV
DICAVIT

Nel 1833 il capito collegiale riceve il privilegio di indossare la “Cappa Magna” durante le processioni solenni cittadine. L’esterno della chiesa è adorno di caratteristici lavori di pietra lavica. La facciata è suddivisa da lesene a conci lavici poste su un basamento che sostengono un alto cornicione. Il prospetto principale orientato a est, nella partizione centrale della facciata accoglie al centro un maestoso portale in pietra basaltica porosa, in stile barocco, sostenuto da colonne binate parzialmente decorate con un motivo a volute e poi scanalate, sormontate da capitelli corinzi che reggono un timpano semicircolare aperto, al di sopra del quale si apre un ampio finestrone litico. Sul cornicione un timpano triangolare chiuso, che abbraccia la partizione centrale, completa l’architettura della facciata, sormontata dal campanile di epoca posteriore, fuori stile, che sostituì l’antico a cupola, ma ben proporzionato, la cui guglia svetta per circa 63 metri sull’asse del sottostante largo Abate Ferrara. L’interno della chiesa, rimaneggiato dopo gli ultimi grandi restauri del dopo guerra, si presenta ampio e spazioso con pianta a croce latina, abside e cappelle laterali. Spicca la caratteristica pietra lavica delle zone etnee- emersa dopo la rimozione degli stucchi settecenteschi- e il fine gioco di luce creato dalle finestre istoriate raffiguranti il Cristo Pantocreatore, i dodici apostoli e due episodi della vita di San Nicolò. Degne di importanza e di grande valore artistico sono le due cappelle nel transetto dedicate rispettivamente al SS. Sacramento e al Crocifisso. Entrambe, di stampo settecentesco, sono adornate di preziosi stucchi di scuola serpottiana. Nella prima cappella è il prezioso altare intarsiato in marmi policromi con tempietto e angeli in stucco; nella seconda cappella, il maestoso “Calvario” con un artistico Crocifisso e sulla volta un pregevole affresco del “Cristo all’ orto” di Paolo Vasta. Nell’ abside il coro ligneo intagliato, l’altare maggiore in marmi policromi e il monumentale organo a canne racchiuso entro una maestosa e pregevole cassa lignea settecentesca scolpita e indorata. Di degna nota anche i quadri custoditi in questa Chiesa. Tra questi: la “Madonna della Mercede” di
Giacinto Platania, “San Nicolò Vescovo” del 1832 opera di Giuseppe Zacco, “S. Michele Arcangelo” copia della famosa tela di Guido Reni. A questi si aggiungono anche i preziosi e pregevoli simulacri lignei di “San Giuseppe”, la “Madonna del Carmelo” e “San Nicola”, tutte risalenti al XVII secolo. La storia della chiesa madre di Trecastagni è strettamente legata al culto di San Nicola vescovo di Myra, uno dei santi più venerati soprattutto in oriente. La Sicilia fino all’arrivo degli arabi era sotto la dominazione bizantina, anche durate la loro permanenza, continuò ad esserci una presenza cristiana sull’isola. Con l’arrivo dei normanni avvenne gradualmente la cristianizzazione del territorio e la conseguente sua latinizzazione. Questo processo interessò pure numerosi romitori italo-greci; a tal proposito ricordiamo quelli più prossimi al nostro territorio: Santo Stefano di Dagala, San Giovanni Paparometta (Fleri), San Nicola L’Arena (Nicolosi), San Nicola la Catira (S.G. La Punta); ai cenobi legati al culto di S. Nicola si aggiungono le tantissime chiese a lui dedicate, oltre 300 nella sola Sicilia, la maggior parte di esse alcune delle quali non più esistenti, sono di fondazione bizantina o comunque risalenti al periodo della conquista normanna, ciò perchè, con la traslazione delle Reliquie di S.Nicola da Myra a Bari, il 9 Maggio 1087, il culto del santo si consolidò e diffuse ancor di più in occidente. Per tale motivo a differenza di altri culti quello del nostro santo non solo rimase vivo nella nostra isola ma venne addirittura favorito dai nuovi conquistatori. Il fatto che la nostra chiesa sia collocata in una posizione strategica, su di un alto colle che domina buona parte del versante ionico, con la possibilità di avvistare eventuali invasori e quella di comunicare con i cenobi che vi erano intorno, crea dei presupposti che ci aiutino ad ipotizzare che la sua fondazione sia molto remota, se non di epoca bizantina, sicuramente di epoca normanna visto anche l’importante ruolo che Trecastagni rivestiva da un punto di vista viario. Il primo documento fino ad esso trovato che attesta già il culto di San Nicola nel territorio di “Trium Castanearum” e quindi della chiesa, è del 1351. Nella Bolla di Papa Eugenio IV del 31 marzo 1446 la chiesa di “S. Niccolò” di Trecastagni. viene menzionata tra i benefici legati alla Collegiata di S. Maria dell’Elemosina di Catania. Dalla fine del XVI sec il cappellano della chiesa di San Nicola era considerato per il suo ruolo, il vicario del Bosco di Catania, cioè il diretto referente del Vescovo. Così nei secoli successivi la chiesa madre acquista un ruolo rilevante vista l’estensione del territorio di sua pertinenza, confinando ad est con il bosco di Aci, a nord con la contea di Mascali, ad ovest con Pedara e a sud con S.G. la Punta. Nel 1568, con la fondazione della chiesa sacramentale intitolata a Santa Maria dell’Idria, viene staccato dal territorio di Trecastagni, il nuovo casale della “Via Grande”; nel 1826 un altro smembramento permette la nascita del nuovo comune di Zafferana Etnea. Nel 1641 Trecastagni viene acquistato da Domenico Di Giovanni, ricco mercante messinese, unitamente ai casali di Pedara e Viagrande con il titolo di principato. Furono i Di Giovanni ad incrementare lo sviluppo socio economico del casale con una conseguente crescita demografica. Il 15 Novembre 1667 il Vescovo di Catania Mons. Michelangelo Bonadies, dietro istanza del clero e soprattutto del principe, elevava la nostra chiesa madre ad Arcipretura Parrocchia secondo le disposizioni del concilio di Trento, un caso più unico che raro nella nostra Diocesi visto che la maggior parte delle parrocchie sono di recente costituzione. Le fabbriche della chiesa erano già finite nel 1690, come si rileva dalla iscrizione su tavoletta di marmo, collocata sul portale maggiore lavorato in pietra lavica insieme alla finestra che lo sovrasta.

D.O.M.
NICOLAUS COLITUR PELLENS INCENDIA DIRA AC MENTEM DITANS CORPUS ET IPSE TUUM
MDCLXXXX

Il 19 Maggio 1720 la chiesa viene solennemente riaperta al culto dopo il devastante terremoto del 1693.
Nel 1743 il vescovo Mons. Pietro Galletti la elevava alla dignità di Collegiata con un capitolo di canonici che insolidum con l’Arciprete Prevosto Parroco aveva la cura pastorale dell’intera comunità.
L’8 Maggio 1825 il Vescovo Mons. Domenico Orlando durante la visita pastorale consacrava la chiesa madre dedicandola a San Nicola Vescovo di Myra Patrono Principale di Trecastagni.

La terra degli effetti speciali

di Giuseppe Riggio – L’Etna che scorre dinanzi agli occhi di un ciclista ha il ritmo di una carrellata cinematografica, che diventa ora lenta e cadenzata dalla fatica nei tratti di salita e improvvisamente accelerata appena dopo lo scollinamento. Il paesaggio vulcanico accoglie il ciclista e lo assorbe in un mondo fatto di luoghi singolari e sorprendenti. A partire dai centri abitati che stanno lì da secoli in mezzo alle lave e che di basalto sono spesso costruiti. Come l’elegante chiesa madre di Trecastagni, dedicata a San Nicolò, monumento rinascimentale nel quale la pietra nera del vulcano è stata trasformata dall’uomo sino a farla diventare inno alla bellezza. Oppure – dalla parte opposta dell’Etna- il tempio di S. Maria a Randazzo, imponente chiesa-fortezza che ostenta la sua solida struttura di basalto. Anche se può sembrare a prima vista incomprensibile, il visitatore si accorgerà in fretta che la mano dell’uomo è presente dappertutto nelle terre vulcaniche. L’Etna pur essendo uno dei luoghi della Terra in cui la natura appare massimamente selvaggia e incontenibile è infatti anche un’area con elevata densità abitativa. Per secoli l’etneo-contadino ha picconato con enorme fatica le colate antiche per ottenere vigne e campi fertili, pur essendo consapevole che il rischio di un nuovo evento invasivo è sempre presente. Migliaia di chilometri di muretti a secco hanno così finito col delimitare i terrazzamenti e le proprietà, costruendo un paesaggio singolare basato su un precario accordo tra uomo e vulcano: io coltivatore sfrutto la fertilità della terra e tu, vulcano Etna, esprimi la tua esuberanza senza esagerare troppo, una colata di qua, una di là, un po’ di esplosioni dalla vetta, molti rivoli infuocati giù nel deserto della Valle del Bove. In realtà, ammettiamolo, un accordo impari, perché condizionato dalle intemperanze di un vulcano ( attivo da “appena” 500 mila anni) che si comporta secondo i tempi della geologia e non certo in accordo con la modesta durata della vita umana. Ci sono così generazioni che hanno vissuto sotto piogge insistenti di ceneri e lapilli e altre che per decenni hanno assistito solo a modeste attività sommitali. Insomma pedalando tra campi, che poi lasciano il posto a foreste e subito dopo ancora a fiumi di lava pietrificata, bisogna semplicemente ricordare che l’abitare il vulcano non è atto di sconsiderata incoscienza, ma come tutte le scelte umane è frutto di ragione e passione. Da una parte il freddo calcolo delle probabilità aiutare a ridimensionare notevolmente l’incidenza del rischio vulcanico a livello di singolo nucleo familiare (capiterà proprio a noi?), dall’altra la concreta opportunità di godere della multiforme ricchezza di un territorio che attrae e seduce, che nasconde ricche falde idriche grazie anche alla neve che si deposita sulle sue zone sommitali. Noi etnicoli sappiamo del resto che stare a osservare quegli zampilli rossi che sgorgano lassù dai crateri ci aiuta ad avere una identità comune, una appartenenza condivisa che supera le barriere culturali e di ceto. In più qualche volta abbiamo anche la fortuna di poter ammirare gli “effetti speciali” direttamente dalla finestra di casa: basta semplicemente scostare le tende che permettono di accedere al nostro personale osservatorio etneo. Non resta quindi che godersi i volti dell’Etna, che sono diversi da un versante all’altro. Con le vedute che cambiano man mano che si macina strada intorno al cono, che in realtà cono non è, visto che è tempestato da oltre 150 crateri avventizi e da morfologie del tutto diverse. Buona pedalata dunque nel “pianeta Etna”, con l’augurio che l’immersione nel paesaggio vulcanico possa risultare anche per voi una esperienza indimenticabile, come raccontano decine di diari lasciati dai viaggiatori dei secoli scorsi.